Tommaso Coccione
Nato
a Poggiofiorito il 2 gennaio 1905 da famiglia contadina, emigrò a 16
anni, nel 1921, negli Stati Uniti d’America, dove già lavorava il
padre Vincenzo. Si avviò nello studio della musica e composizione
con i migliori maestri di Seattle, nel Washington e di li a poco da
allievo, divenne insegnante di musica e cominciò ad impartire
lezioni di fisarmonica ai ragazzi del posto. Nel 1924 unitamente al
fratello Matteo, si trasferì a Detroit sulla Woordward Avenue ed
apri una propria scuola di musica. Nel 1925 attirato dall’allora
capitale del mondo della musica e dello spettacolo, si sposta a New
York e visse ad Harlem nella 116a Strada dove aprì
nuovamente una sua scuola musicale. Fu immediatamente notato per la
sua maestria con la fisarmonica e scritturato dall’orchestra
musicale Mardigheras composta da venti elementi. L’orchestra tenne
concerti e intrattenimenti musicali nelle migliori sale da ballo e
teatri d'America (Waldorf Astoria, Saratoga Race Trach, Greenwich
Villane, Long Island, New Jersey e via di seguito negli spettacoli
dal vivo al tempo denominati Vaudeville). Fu scritturato dalla radio
americana e lavorò nel “Lucky Strike Hour” ed ad altri spettacoli
musicali. Si dedicò con successo anche alla composizione e nell’anno
1928 incise i suoi brani con la casa discografica “Okeh Records” di
New York. La prima casa editrice musicale al mondo la
“QUATTROCIOCCHE EDITION” pubblicò la partitura del suo famoso
“Napoli sempre canta”, conosciuto anche come il valzer di Coccione.
Tornato in Italia nel 1933, le sagre canore del folclore abruzzese
trovarono subito in lui un appassionato e fedele interprete, fu il
primo ad inserire il suono della fisarmonica nei gruppi corali. Il
M° Guido Albanese lo volle infatti, insieme al suo mirabile
strumento, nella memorabile “XV Maggiolata della Sagra dell’Uva
Pergolone” di Ortona a Mare del 4 settembre 1938. Il Coccione
nell’occasione, venne presentato sia nelle locandine che nelle
pubblicazioni a corredo della manifestazione non più come Maestro ma
“Solista di Fisarmonica Professore Tommaso Coccione”. Portò al
successo il Coro folcloristico di Poggiofiorito, ovunque si esibisse
L’Aquila, Teramo, Chieti, Francavilla al Mare, Roccaraso e molte
altre località dell’Abruzzo. Durante ogni manifestazione
folcloristica veniva richiesto al M° Coccione di esibirsi come
esecutore solista di brani di opere e pezzi classici. Per la sua
abilità di esecuzione ed interpretazione dei brani, gli fu coniato
l’appellativo di “Mille dita”. Nel 1938 a Roma, nella Piazza di
Siena di Villa Borghese, in occasione della manifestazione in onore
della visita di Hitler, venne prescelto tra i circa 900
fisarmonicisti presenti, ad esibirsi da solista davanti al re
Vittorio Emanuele III e ai suoi ospiti tedeschi. In tale circostanza
fu complimentato, insieme al coro di Poggiofiorito dagli esponenti
politici presenti e il maestro organizzatore di tutta la
manifestazione musicale Gino Marinuzzi ebbe per lui entusiastiche
parole di lode per la sua tecnica musicale. Nell’anno 1939
partecipò, insieme al coro di Poggiofiorito, al film, con la regia
di Guido Brignone “Torna caro ideal”, sulla vita di Francesco Paolo
Tosti. Negli anni 1939 e 1940 si dedicò all’insegnamento
rispettivamente nelle città di Pescara e Roma, dove si era
trasferito con la famiglia. Fu scritturato dalla radio di Stato,
allora EIAR, ad eseguire le sue composizioni e quelle dei più noti
compositori. Nel periodo di maggiore fama viene colpito da grave
malattia è costretto a ritornare al suo paese natale. Morì a
Poggiofiorito, all’età di soli 36 anni, il giorno 8 luglio 1941, tra
la costernazione ed il dolore di musicisti, poeti
e semplici cittadini che avevano avuto la fortuna
di vederlo e soprattutto ascoltarlo con il suo inseparabile
strumento.
Scriveva di lui il giornalista E. Di Loreto in un articolo di
giornale dell’epoca: “Con la sua scomparsa, l’arte della fisarmonica
perde, in Abruzzo e, forse in Italia, un autentico maestro che,
oltre ad aver portato al massimo grado la perfezione tecnica e
musicale uno strumento di origine nostrana, contribuì, con esso, a
ridonare alla canzone abruzzese quegli elementi modali e tonali che
le formazioni orchestrali e bandistiche che l’eseguivano, le avevano
tolto“.
Ha scritto sinfonie, marce e brani celebri come: Orgia; Voci
d’Italia; Tramonto orientale; Un giorno in Ungheria; Brio; Bolero
orientale; Se parto; ecc.. Scrisse una Messa Solenne, per organo e
coro, nonché numerosi ballabili (pubblicati, in due raccolte
musicali, dalla Casa editrice Pino Asti di Parma e dalla Casa
editrice Primo Tema di Pescara), tra i più noti ricordiamo: Napoli
sempre canta; Primavera; Ricchi e Poveri; Razza latina; Abruzzo
forte e gentile; Figli d’Abruzzo; Nostalgia d’amore; Ricordo;
Richiamo d’amore; Trovatello; Contadinella; Lei voi tu; Improvviso;
Sogno; Ultima polka; Faremo pace; Lacrime segrete; Tango celebre;
Tenerezza; ecc.. Una rappresentazione popolar-religiosa sulla vita
di Sant’Antonio e molte canzoni folcloristiche: La quatrije;
Saltarella paesane; Albe e ne’ albe; La cujjeture de la live; La
mietiture; Tu pe’ stu core; La picurale; La moja mé; Ni’ ffarme
spasimà; Rusinelle; Forche e battitore; La donne ‘nghi li trucchi;
ecc.. Abate. Un nuovo metodo per Fisarmonica ed un’opera lirica
“Papà stile ‘900” sono andate disperse, sia a Roma, dove abitava con
la moglie ed i figli, e lì lasciate per tornare al proprio paese a
causa della grave malattia che lo colpì e lo portò alla morte, che a
Poggiofiorito, nella casa paterna, completamente distrutta a causa
dei successivi eventi bellici nel 1943. Grazie alla collaborazione
di alcuni allievi del M° Coccione tra i quali il M° Mario D’Angelo,
e all’impegno dei figli Vincenzo e Camillo, diverse sue composizioni
sono state recuperate in manoscritto ed altre ritrascritte. |
|